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Nomi derivati, scopriamo regole, esempi e casi particolari

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Come il nome stesso suggerisce, i nomi derivati sono quelli che traggono origine da altri nomi. Essi sono generalmente composti da una radice e da una desinenza.

La prima è la parte immutabile del nome, la seconda quella che può variare. Entriamo meglio in questo mondo e capiamo insieme cosa bisogna sapere di questi nomi, aiutandoci con quale esempio.

Si tratta di un mondo divertente che vi fornirà interessanti spunti e che, perché no, potrebbe essere alla base di divertenti giochi per allenare la vostra mente.

Cosa sono i nomi derivati?

I nomi derivati, come appena accennato, sono dei nomi che derivano da altri nomi definiti primari. In essi è possibile riconoscere una radice che è la medesima del nome primitivo, e un suffisso e/o di un prefisso che appunto rendono “derivato” il nome.

Queste poche lettere che si pongono prima o dopo la radice permettono di modificare quello che è il senso della parola stessa e di indicare altro rispetto ad essa. La lingua italiana è piena di questi nomi e soffermandovi un attimo vi renderete conto che li utilizzate più spesso di quanto pensate senza neanche rendervene conto.

Per evitare da subito possibili dubbi e fraintendimento, è bene precisare che i nomi derivati sono diversi da quelli alterati.

I secondi infatti di fatto forniscono una sfumatura particolare e personale ad un nome ma non ne trasformano il significato o il concetto alla base. Spesso i due possono essere confusi perché entrambi prevedono l’utilizzo di una radice e di una desinenza o un prefisso che ne modificano il senso.

Per non fare confusione è sufficiente rispondere ad una domanda: questo nome indica altro o dà una accezione diversa alla stessa cosa?

Alcuni nomi derivati

Per rendere meglio l’idea di quanto sopra espresso facciamo di seguito qualche esempio su questo tipo di nomi e sul loro utilizzo nella vita di tutti i giorni.

Prendiamo ad esempio in considerazione il nome “carta” e fermiamo la sua radice, ovvero “cart-“. Aggiungendo il suffisso -olina avremo la parola cartolina, il suffisso -olaio la parola cartolaio, il suffisso -oleria la parola cartoleria.

Altri esempi molto comuni sono riscontrabili nelle parole fiore, fioraio e fioriera, o ancora in quelle mare, marinaio, mare; dente e dentifricio.

Proseguiamo la nostra carrellata di esempi con parole quali:

  • acqua, acquedotto, acquavite;
  • auto, autocarro, autista, autonoleggio;
  • barba, barbiere, barbuto;
  • barca, barcaiolo;
  • bosco, boscaglia, boscaiolo;
  • braccio, bracciolo, bracciale;
  • campana, campanello, campanile, campanaro;
  • cane, canile, canino;
  • casa, casale, casalingo;
  • collo, collier, collana, collare;
  • dito, ditale, infradito;
  • legno, legname, taglialegna;
  • fiore, fiorista, fioritura, fioraio;
  • gatto, gattopardo, gattonare.

Ma gli esempi non finiscono qui; proseguiamo con

  • terra, entroterra, rasoterra, terraferma, terracotta;
  • testa, testacoda, testardo;
  • uovo, oviparo, ovulo, portauovo;
  • vela, velico, veliero;
  • volontà, volentieri, volontario;
  • nome, prestanome, nominare;
  • ombra, ombrellone, ombrellaio;
  • opera, operaio, operato;
  • pane, panettiere, pangrattato, panificatore, pandoro;
  • pesce, pescecane, pescivendolo, pescatore.

Leggere questi esempi porta alla luce subito un altro aspetto: quali regole seguire nella creazione dei nomi derivati. Ci sono alcuni prefissi e suffissi che rimandano subito ad un determinato concetto, personaggio o azione.

Le parole che terminano in -aio ad esempio indicano soggetto che lavora con l’oggetto descritto dalla radice.

Operaio, fioraio, mugnaio sono alcuni esempio in tal senso. Non esistono però regole generali e che possono essere sempre applicate. Solo la conoscenza della lingua italiana può permetterci di destreggiarci tra eccezioni, casi particolari, errori, nomi corretti ma che non vengono utilizzati.

Vi sono poi dei casi in cui la connessione non è così’ immediata, è il caso ad esempio della parola insalata che è derivata dalla parola sale.